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29 settembre 2008

la classicità dell'immagin(ario)e altro

Fuori è un'altra volta palesemente autunno, la gente passa più imbottita e con le mani nelle tasche se fosse sera - e dire che fino un mese fa si moriva dal caldo. I bambini che piangono, i giovani che passano in macchina con la musica accesa, i vecchi che procedono lenti, come essere pronte lumachine a rintanarsi nella casa nocciola. Di stagione in stagione le considerazioni sul tempo, che si scambiano che sono sempre quelle che vengono derise, e poi quando non si ha nulla più da dire riempiono tanti vuoti, e sembrano massimi sistemi di sopravvivenza,
Bimbi, giovani, adulti anziani, quando li vediamo immagini eterne, inchiodate ad un unico presente - eppure tutto questo è già stato, e diverrà. Allo stesso modo di quel che è già stato,eppure sempre in maniera del tutto vergine.

Il bimbo del piano di sopra piange spesso, o soffre o capriccia, a me spacca un po' i maroni quando devo riposare nel pomeriggio, poi discussioni di coppie, il vecchietto che pare hemingway ha serrato le finestre, non si sentono più le urla porno provenire dalla tv. Vado a fare la spesa, e un macellaio si ricorda che qualche anno fa abitavo a Modena est, mi ha fatto sorridere, è vero, eccome è vero. Anche lui mi sembra uguale, e non quando conosco una persona gli rimane per sempre l'età nella quale l'ho conosciuta. Poi perché quel macellaio si trovi da questa parte di Modena che non è quella est, boh intanto son cambiate delle cose, ne cambiano sempre, anche quando non lo sappiamo, poi un giorno è come se ci si sveglia e ci si trova che è cambiato il mondo. In realtà è qualcosa di noi che comincia a stridere, o nei casi migliori, ma raramente si mette in pace e in pari del tutto...
Il sabato verso sera le strade di Modena son gremite di gente, si passa a stento, le coppiette si tengono per mano e quando passano sembra essere tutto solo loro. Fanno bene, cosa devo dire.
Un giorno a loro volta vedranno quello che sono stati, ne se sorrideranno e o ne saranno indispettiti, forse non riocorderanno nemmeno, am ci credo poco, sempre ad averne la fortuna o la sfortuna a sopravvivere tra le gente.

Il fatto a cui penso è che non facciamo altro che rappresentare l'assoluto, fermo divenire, "l'umano eterno". E ' molto difficile quando si pensa nel presente; cosa si rappresenta se non per sillogismi automatici, invece si è sempre rappresentativi non solo di se stessi ma di un genere, che è quello più brutale che stordisce ogni tentativo di individualità spesso e volentieri. Ovvero tu attraversi una fase della tua vita che da fuori è giudicata in una determinata posizione, e lì si entra nel bene e nel male o nell' "è così" - nella classicità dell'immagine.
Mi spiego meglio, un bimbo susciterà determinati sentimenti, così come una bella donna, così come un uomo , così come un anziano, e qualunque azione compiuta una qualsiasi categoria citata. Si innescano automaticamente sentimenti differenti, a seconda di chi la compie, ed è qui che si è in quella classicità dell'umano che intendo. Oh certo c'è il progresso che va avanti, anzi l'evoluzione che procede mi sento di dire meglio, ma la cosa più forte dell'essere alla fine, è che replica l'infinito nella finita biologia che si interseca si incontra e si compie solo attraverso quegli insiemi non contemplabili di micro e macrocosmo.

Eppure è possibile che tutto questo infinitamente grande e infinitamente piccolo ci crei la dimensione delle preoccupazioni, dell'amore, dell'odio e del rancore. In quella saga indistruttibile che ciò che è vero è vero per sempre, in quell'incessante processo di intensificazione dell'infinito che ogni individuo in maniera del tutto naturale e spesso inconsapevole fa centripetare nel mondo e crea la magia o il distrastro, nell'incessante tentativodi ritrovarsi.

Quale pace, se non quella dei sensi?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse la pace dell'appagamento dei sensi.
Le classiche reazioni umane: a volte mica tanto classiche. Stupirsi delle cose, a volte si sente di gente che invidia a propri coetanei (qualsiasi età) di saperlo ancora fare.
C'è anche gente fredda come il ghiaccio.
O c'è chi odia tutti. O ha paura di qualcosa.
O chi ama tutti, e non in modo morboso. O chi invece è morboso o distorto.
Forse, infine, certe emozioni e reazioni fanno semplicemente parte della nostra umanità, dell'evoluzione della specie. Ad esempio una volte ho sentito l'ipotesi che i bambini non mangino le verdure perché è un istinto maturato in millenni, non sapendo cosa fosse il bimbo non mangiava ciò che poteva anche essere velenoso.

Boh.

ps: ho visto l'aggiunta del link al tuo moroso. Parlando di reazioni, sono contento. Le aggiunte di questo tipo sono azioni che si fanno con un pizzico di euforia e felicità. Bene, bene.

Gisy ha detto...

Ah beh sì, c'è di tutto.

Comunque credo che l'importanza degli eventi, non si possa relegare ad un link, o ad un brindisi; né ad un evento che si deve dimostrare - piuttosto ad una quotidianità che ti dà, e ti fa dare qualcosa. Quando c'è se c'è - e non credo che quello che devo fare non fare soprattutto in ambito privato me lo debbano suggerire altri.

Anonimo ha detto...

Non ho capito se ti ho offesa, scusa nel caso....

Gisy ha detto...

Era solo una puntualizzazione...Tranquillo :)