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IN LIBRERIA

08 giugno 2008

Domanda editoriale

Ormai la domanda non è più, ma chi cazzo scrive, la domanda è ma chi cazzo "ti pubblica".

Prendersela col mercato, non con gli autori. Ma se dessero una bella segata a tutti. Una bella segata di mani a tutti quelli che oggi gli viene in mente di scrivere.

Ma quanti libri invenduti vanno nel forno crematorio delle parole, che spreco di vite.

Sono delusa ragaz. Buonanotte

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Calvino diceva che nel nuovo "secolo editoriale" saremo costretti a leggere noi stessi e non più a leggere gli altri, a chi frega più quello che dice tizio se io stesso lo dico ugualmente? o Forse meglio leggo solo chi dice quel che mi entra nel culo con livore e pacatezza...il problema è che cosa vuoi dire con la scrittura? A me sinceramente rompono i coglioni quelli che altro non fanno che citare se stessi (la mia vita, il mio modo di fare, il mio modo di pensare, il mio attrezzo) masturbano un pensierino e lo cercano di speculare nella misura migliore...a lavorare baggiani della malora! Battanaglie inutili e pantaloni scalzati, questi qui credono che la scrittura sia un fatto personale, miseria e fame! Eppure in se lo scrivere come "ARTE del linguaggio" (Klossowski) preclude un intensa attività analitica, c'è da sbattersi per cavarne un cencio di grazia da buon scrittore, c'è da STUDIARE e CORROMPERE il precotto, il digestivo e l'amaro; vivere nell'interesse calzante e mai sospendere il baccanale delle cervella. L'editore altro non è che una pipilla castrata nell'arte, guarda al misterioso soldone, e anche se ce n'è da spendere per tiare su il mocco a fine mese, la sua testa anzichè aprirsi si chiude diventando un bel tubetto di dentrificio...lascia perdere Gisy, mica guardare nel fosso impantanato, rimani senza pace dentro il tuo "SO FARE" che certe volte è di gusto.

Trincia-Senna

Gisy ha detto...

Ma è nell'immaginario che io dico quello che dice Caio. Il problema è che nessuno è seriamente disposto a pensare che un Caio posso dire veramente un qualcosa di diverso da come potrebbe essere detta da "me" - e se la dice diversa è sicuramente una cagata, ed è il motivo per cui io e Caio non abbiamo nulla da che spartire semmai.

"ompono i coglioni quelli che altro non fanno che citare se stessi (la mia vita, il mio modo di fare, il mio modo di pensare, il mio attrezzo) masturbano un pensierino e lo cercano di speculare nella misura migliore..." d'accordassimo - però non STUDIARE necessariamente, ma ascoltare ed acquisire. Gli altri non siamo noi. Il privilegio di essere nell'universo di esserlo e non esserne compattati, usiamolo.

Anonimo ha detto...

Gisy non cominciare a ragionare sulla scrittura, che perdi in naturalezza. Per naturalezza non intendo: come viene la pagina viene. Sai anche tu che c'è da lavorare, con quanta fatica poi. Ma da lavorare sulla pagina. Questi pensieri che dici ci stanno intorno, e non dentro. Ho sempre pensato che la poetica di un autore deve essere in qualche modo "inconsapevole", sebbene precisissima.
Sugli editori concordo appieno. Arrivano dopo. Non so esattamente cosa c'entrino con la scrittura.
Racconta qualche altra tua avventura tipo quella della chiavi dimenticate! in quello stile... Mi diverti così.

Gisy ha detto...

E' difficile non pensarci, è difficile non farsi domande quando tu stesso fai parte di quel meccanismo che cominci un pò alla volta a detestare, quando vedi che l'80 per cento del m,mercato ha a che fare con i fenomeni mediatici, quando vedi che ormai chiunque, chiunque non solo scrive ma pubblica.

Chiaro ne faccio parte anch'io di questo mercato, e da una parte mi fa comodo essere pubblicata con relativo sforzo, anche se certo ancora si può dire che non tutti pubblicano, non tutti, ma una buona parte, ormai è come scrivere una tesi più o meno.

Ho molto rispetto per quelli "prima" allora preferirei che per dire tagliassero fuori anche quelli come me, ma poi quel che si trovo, eh beh che sia buono.