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19 giugno 2007

Bella, belle e caini

Una domanda che spesso mi gira nella testa, perché siamo tanto clementi verso il bello, e parecchio meno lo siamo verso quello che anche fisicamente riteniamo brutto?

Sicuramente c'è un'idea ancestrale dove il bello viene ingiustamente - secondo me - associato al buono...ma, per le donne belle, chi potrebbe negarlo, gli uomini son molto più ben disposti ad accettare situazioni diverse - rispetto donne meno belle "Sei così bella che per te farei tutto". Naturalmente queste son considerazioni in genere.

Ma ad esempio estrapolando anche da un contesto diciamo di coppia, amoroso, attrattivo - io ho notato che quando avvengono dei crimini e ammazzano una ragazza, una delle prime cose che sento dire "ed era anche una così bella ragazza!".


Faccio l'esempio di quella infilzata con l'ombrello a Roma o altri casi, insomma, sembra che la bellezza tocchi in un qualche modo anche l'opinione pubblica rispetto i giudizi.

Ma un po' lo capisco, cioè capisco che c'è qualcosa di inconscio che ci porta verso questa triste considerazione, (me inclusa) e se non senza sforzo siamo portati a dire così...è come se il brutto (e l'ho anche scritto) in qualche modo, abbia di per sé una colpa, che è taciuta, sigh.

Di esempi ce n'è stanti e senza pietà...
Pure a me una volta, mentre dovevo attraversare mi han detto "passa tranquilla perché si investono solo le donne brutte".
Che sì è una battuta, ma ce pure della verità in un qualche modo.

E che dire se era una ciofeca, va bene, sì dispiace, ma con un po' di più cinismo secondo me...perché quella frase "era una così bella
ragazza" deve ricorrere così spesso dopo alcuni fatti di cronaca, ed è certo non solo da parte degli uomini.


8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci sono cose che sono prestampate, diciamo. Come quando ne "La ragazza definitiva" parlavi degli orsetti con scritto "Ti amo". Per i morti è così. Si scordano i difetti e si esaltano i pregi. Come la bellezza, oppure l'onestà (quando capita una disgrazia, ad esempio ad un commerciante: "Aveva lavorato duro tutta la vita..."), la tenerezza... E considerando che al telegiornale si parla di gente che non si conosce e/o su cui non si possono esprimere giudizi, non ci sono difetti da ricordare e si va solo ai pregi.
E poi, per il fatto della bellezza, è una cosa che colpisce molto a prescindere, no?

Anonimo ha detto...

concordo con Antonio, quando uno muore era sempre il migliore,ma, tante volte è morto solo un figlio di puttana...

Anonimo ha detto...

Infatti parlavo di gente che non si conosce e/o che non si può giudicare.

Gisy ha detto...

Sì è vero che in una qualche modo la morte "santifica" - e dà una patina di lustro nell'addietro - ma che verso la bellezza si sia più ben disposti anche da vivi...beh mi pare così evidente ;p

Anonimo ha detto...

Vero...

Anonimo ha detto...

Eh, bella discussione questa, complicata, credo.
Vero tutto, ma perché? Chè mica si può pensare per davvero sia solo una ragione superficiale.
Per ex, avete mai pensato che bambini, e cuccioli in generale, hanno sempre forme accattivanti, rotonde, morbide, ecc? Ci sono teorie che dicono che così è perché, essendo indifesi per la loro “età”, la loro forma deve ispirare protezione e tenerezza (solo a quei porci di pedofili, chè Dio li strafulmini tutti quanti sono, ispirano altri sentimenti).
Ma se questa è una sorta d’imposizione naturale alla possibilità d’interpretazione, vedere è comunque un atto creativo, la percezione puramente e assolutamente soggettiva.
Certo i canoni della bellezza sono culturali, un orientale ( uomo o donna che sia) per piacerci deve avere una bellezza universale, il resto, diciamoci la verità, per noi tutta pappa, e così noi per loro, penso.
Però il bello è una qualità dell’estetica, dello studio della forma, al bello è anche associato il giusto, poiché l’etica, nella storia del pensiero filosofico (almeno quello occidentale), è una categoria dell’estetica stessa.
Nietzsche ha proposto una sua visione della cultura classica, in cui Apollo e Dioniso sono polarita’ che contengono il continuo intrecciarsi di bellezza e vita, secondo l’espressione di Dostoevskji.
Freud parla di libido e istinti dell’Io,Kohut ha teorizzato una bipolarita’, con i termini narcisismo e pulsionalità: pulsionalità è l’insieme d’impulsi che nell’uomo, come negli animali in genere, assicurano la vita, la sopravvivenza dell’individuo e della specie, e narcisismo è un’inclinazione a ciò che, per la persona stessa e per la sua cultura di appartenenza, significa il termine “bellezza”.
La pulsionalità la comprendiamo facilmente in termini biologici, la bellezza è in realtà un mistero: non e’ uguale per tutti, eppure c’è abbastanza accordo fra gli esseri umani a questo proposito.
Se parliamo di un artista per ex come Michelangelo, possiamo trovare qualcuno a cui non piace particolarmente, ma difficilmente troveremo chi, anche al di fuori della tradizione europea, dirà che non è un grande.
Bellezza e vita ( quindi narcisismo e pulsionalità) richiedono sia il linguaggio evocativo che descrittivo, e allora?
Proust scriveva “L'istinto detta il dovere e l’intelligenza fornisce i pretesti per eluderlo”.
Mi pare un bel casino tutto, eh… ; /

Anonimo ha detto...

Beauty provoketh the fool.

trad. It.

"se tu non eri un gran pezzo di 'bbona noi due non saremmo usciti dall'elenco telefonico"

Ferry

Gisy ha detto...

@- Cri - credo davvero sia un argomento difficile da esaurire e difficle pure da cominciare come tutti gli argomenti complessi.
Sta storia che si associa il bello al buono e al giusto, ne ha fatti di danni...e sempre ne farà. Credo sia davvero qualcosa di inconscio che non ha a che fare necessariamente SOLO con la cultura...

@- Ferry - Sempre il solito! Il più è uscire da casa ai tempi d'oggi.